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21 Febbraio 2024Nel contesto del progetto CIRCOTRONIC, il partner italiano t2i – trasferimento tecnologico e innovazione e il partner austriaco Biz-Up hanno avuto l’opportunità di condurre un’intervista congiunta tra Italia e Austria al fine di ottenere una panoramica descrittiva dei dati e delle pratiche utilizzate nel campo del recupero e del riciclo dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) in entrambi i paesi.
Prima di tutto, è importante notare che in Austria la raccolta e il riciclaggio dei RAEE sono regolamentati dall’Ordinanza sui Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (WEEE Ordinance). Secondo tale ordinanza, i produttori e i distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono responsabili della raccolta e del riciclaggio dei loro prodotti al termine della loro vita utile, fornendo un sistema per il ritorno gratuito degli elettrodomestici usati da parte dei consumatori. Gli elettrodomestici raccolti vengono quindi riciclati in conformità con la legge. In Austria, ci sono diversi punti di raccolta, come centri di raccolta comunali e punti vendita al dettaglio, e i consumatori possono anche restituire direttamente i loro elettrodomestici ai produttori o rivenditori. Organizzazioni come l’Altstoff Recycling Austria (ARA) si occupano della raccolta e del riciclaggio di apparecchiature elettriche ed elettroniche, collaborando con le autorità locali e le associazioni di settore per garantire un processo eco-sostenibile.
Invece, il Centro di Coordinamento RAEE (CdC RAEE) svolge un ruolo cruciale come punto di riferimento per tutte le parti coinvolte nella gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) in Italia. La sua principale missione è ottimizzare la raccolta, il ritiro e la gestione di questi rifiuti in tutto il paese. Similmente all’Austria, dove la raccolta e il riciclaggio dei RAEE sono regolamentati dall’Ordinanza sui Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (WEEE Ordinance), in Italia il CdC RAEE si impegna affinché i produttori e distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche siano responsabili della raccolta e del riciclaggio dei loro prodotti al termine della loro vita utile. A tal fine, vengono stipulati accordi con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI), le aziende di raccolta e le associazioni di categoria nazionali per garantire il ritiro dei RAEE provenienti dalle abitazioni e dalle attività commerciali, industriali e istituzionali. Questo processo di raccolta e riciclaggio avviene in conformità con la legge italiana e contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di raccolta europei, salvaguardando, proteggendo e migliorando la qualità dell’ambiente e della salute umana.
In Alta Austria, la O.Ö. Landes-Abfallverwertungsunternehmen GmbH (LAVU) organizza la pianificazione, la gestione operativa e del personale dei centri di raccolta rifiuti, nonché la logistica e il riciclaggio dei materiali raccolti separatamente per conto delle associazioni di gestione dei rifiuti del distretto e delle città statutarie. In questa intervista, il Direttore Generale della LAVU, Christian Ehrengruber, fornisce interessanti approfondimenti sui processi in Alta Austria.
Dal lato italiano, abbiamo intervistato Paolo Cremona di Contarina, una società fornitrice interna con partecipazione pubblica totale, diretta e coordinata dal Consiglio del Bacino del Priula. Contarina si occupa della gestione dei rifiuti nei 49 comuni appartenenti al Consiglio del Bacino del Priula, all’interno della provincia di Treviso, nella regione Veneto, attraverso un sistema integrato che considera i rifiuti dalla produzione alla raccolta, al trattamento e al recupero, producendo un impatto positivo sia sulla natura che sulla vita dei cittadini. Da anni Contarina è ai massimi livelli in Europa per la raccolta differenziata e – insieme al Consiglio del Priula – rappresenta un esempio di ente pubblico all’avanguardia nei servizi e nei risultati, impegnato a sostenere la comunità nel raggiungimento di un obiettivo comune: la protezione dell’ambiente.
Di seguito vengono presentate le domande e le risposte delle due aziende (LAVU in Austria e Contarina in Italia) al fine di illustrare le loro pratiche nella gestione dei RAEE.
Qual è attualmente la composizione dei flussi in ingresso in Alta Austria?
LAVU:
Raccogliamo flussi di rifiuti separati dai centri di raccolta rifiuti dell’Alta Austria così come flussi di rifiuti individuali in Salisburgo, Stiria e Bassa Austria. Nello specifico, le seguenti frazioni di rifiuti vengono raccolte separatamente nei 177 centri di raccolta rifiuti dell’Alta Austria e trasferite tramite il centro logistico rifiuti LAVU (ALZ) a Wels:
- Grandi elettrodomestici circa 3.800 tonnellate/anno (di cui circa 100 tonnellate per il riutilizzo)
- Scaldabagni elettrici circa 80 tonnellate/anno
- Piccoli elettrodomestici circa 4.500 tonnellate/anno (di cui circa 30 tonnellate per il riutilizzo)
- Cellulari circa 30.000 unità per il riutilizzo (“Ö3 Wundertüte”)
- Schermi piatti circa 750 tonnellate/anno (= circa 120.000 unità/anno; di cui circa 5 tonnellate o 500 unità per il riutilizzo)
- Apparecchi con tubo catodico circa 450 tonnellate/anno (= circa 20.000 pezzi/anno)
- Frigoriferi circa 2.400 tonnellate/anno (= circa 60.000 unità/anno)
- Lampade a scarica di gas circa 100 tonnellate/anno (tubi fluorescenti, lampade a risparmio energetico, ecc.)
- Moduli fotovoltaici circa 25 tonnellate/anno
Presso il centro di riciclaggio LAVU a Wels, i grandi elettrodomestici, gli scaldabagni elettrici e i piccoli elettrodomestici vengono smontati allo scopo di rimuovere sostanze nocive e recuperare materiali riciclabili. Inoltre, il FAB Technoteam a Wels elabora grandi elettrodomestici (principalmente lavatrici e fornelli elettrici) per il riutilizzo.
Contarina:
L’azienda raccoglie i RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) in 49 centri di raccolta sotto la nostra gestione, tutti nella provincia di Treviso. In totale, circa 2.951.000 kg di rifiuti, suddivisi nelle seguenti categorie:
- R1 – Apparecchiature di raffreddamento (frigoriferi, congelatori, unità di condizionamento, ecc.) = 605.600 kg di rifiuti all’anno (20,5%);
- R2 – Grandi elettrodomestici (lavatrici, lavastoviglie, forni a microonde, ecc.) = 981.600 kg di rifiuti all’anno (33,2%);
- R3 (TV e monitor) 303.900 kg di rifiuti all’anno (10,3%);
- R4 – PED CE ITC, apparecchiature di illuminazione e altri (computer, telefoni, ferri da stiro, frullatori, ecc.) = 1.039.9000 kg di rifiuti all’anno (35,2%);
- R5 – Sorgenti luminose (lampade al neon, lampade a risparmio energetico, vapori di mercurio, sodio, ecc.) = 19.800 kg di rifiuti all’anno (0,7%).
Qual è attualmente la sostenibilità economica del riciclaggio?
LAVU:
Il riciclaggio di piccoli elettrodomestici e grandi apparecchi elettronici punta a recuperare i metalli coinvolti, con un risparmio economico. Schermi, frigoriferi e lampade a gas sono associati a costi di riciclaggio.
Contarina:
Premessa: la gestione dei RAEE è subordinata per le aziende municipalizzate all’adesione al CDC RAEE (https://www.cdcraee.it/). Non è obbligatoria ma è una scelta. Poiché le aziende in Italia possono gestire i RAEE attraverso questo sistema collettivo di RAEE o anche sul mercato libero. Per noi è stato considerato vantaggioso perché garantisce un servizio completo ed efficiente.
Tutti i tipi di rifiuti sono valorizzati con piani di efficienza che variano in base al tipo di rifiuto e alla produzione pro capite di ciascun comune (ad esempio, per R1 e R3 ci sono bonus di efficienza: da €59 per tonnellata a €110 per tonnellata, a seconda dei chilogrammi raccolti per abitante in ciascun comune). Si ottiene una valutazione più bassa per i comuni che producono meno di 7 kg di rifiuti pro capite, e la valutazione massima per i comuni che raccolgono oltre 13 kg di rifiuti (invece R2 e R4: valutazione minima €124 e valutazione massima di €230 per tonnellata). A tal fine, il CDC RAEE, attraverso Sistemi Collettivi (consorzi senza scopo di lucro composti dai produttori di RAEE), garantisce attrezzature per il trasporto e il contenimento dei rifiuti presso impianti autorizzati per la gestione dei rifiuti. In cambio di questo impegno nei contratti programmatici firmati tra le parti, viene richiesto un impegno alle aziende che raccolgono i rifiuti negli Ecocentri per garantire standard minimi (ad esempio, R4 può essere raccolto con cesti/rotoli, forniti dal CDC RAEE, richiedendo una quantità minima di 400 kg per ritiro per accedere al contributo). Questo metodo è un metodo pratico con standard facilmente realizzabili senza particolari altri vincoli.
Anche i tempi per la gestione degli ordini di raccolta negli Ecocentri sono performanti, infatti, dal momento in cui l’eco-centro richiede la gestione dei RAEE, tramite un portale dedicato del Centro di Coordinamento (CDC RAEE), in base alla quantità annuale raccolta, ci vuole poco tempo affinché venga preso in carico e il servizio venga effettuato (fino a 50 tonnellate, entro 6 giorni lavorativi; per ottenere tempi più performanti, entro 2 giorni lavorativi, si fa riferimento agli Ecocentri che garantiscono una produzione di più di 400 tonnellate).
Quali sono gli ostacoli nel riportare più materiali usati nel ciclo come materie prime?
LAVU:
Alcuni rifiuti elettrici non vengono raccolti separatamente, soprattutto dai rifiuti residui o commerciali. La raccolta riguarda principalmente piccoli elettrodomestici, che però non sono riciclabili. Nel settore delle plastiche, attualmente manca la volontà di utilizzare plastiche riciclate, poiché il processo non è redditizio nelle condizioni attuali. Le tecnologie per il trattamento e il recupero esistono già, ma ora è necessario progettare i prodotti di conseguenza e motivare i consumatori finali a posizionare i prodotti nelle giuste strutture di raccolta.
Contarina:
Affidandosi al centro di coordinamento, le sfide burocratiche legate al settore aziendale sono gestite direttamente da esso. La sfida “burocratica” che affrontiamo direttamente, e per quanto ne sappiamo anche a livello nazionale, riguarda la questione della cannibalizzazione dei RAEE. Sembra che dal punto di vista legislativo/normativo, non venga prestata sufficiente attenzione alla questione e spesso, anche quando ci sono normative che regolano la gestione dei rifiuti, queste non vengono applicate in modo efficiente ed efficace. Ci sono già diverse regole in vigore come il divieto di trasporto di rifiuti pericolosi (che prevede il sequestro dei veicoli) e il reato ambientale che, ad esempio, può coinvolgere l’atto di staccare un motore da un frigorifero; tuttavia, queste non vengono applicate perché c’è una tendenza a sottovalutare i danni ambientali legati alla produzione e alla gestione errata dei RAEE perché si prende in considerazione il singolo episodio senza considerare il problema più ampio che danneggia sia i gestori (manomissioni e vandalismo all’interno degli ecocentri), sia i trasportatori (viaggi con pesi significativamente inferiori alle capacità dei veicoli), sia i destinatari (normalmente il motore viene rubato per appropriarsi dell’avvolgimento in rame), sia l’ambiente poiché oggi molti vecchi frigoriferi sono carichi di gas dannosi per l’ambiente.
Alcuni di questi componenti hanno un valore significativo e ci sono vere e proprie organizzazioni che gestiscono significativi traffici illegali di questi componenti (ad esempio, i motori dei frigoriferi) a livello nazionale.
Quali sono le sfide nel vostro campo di attività?
LAVU:
Ci sono già molte normative sui rifiuti. Mi piacerebbe vedere più regolamenti mirati in particolare ai rivenditori e ai produttori che facilitino il lavoro dei raccoglitori e dei riciclatori. Un punto molto urgente è lo smantellamento degli elettrodomestici, che è necessario per la riciclabilità. Anche la mancanza di informazioni sui prodotti è un problema. Specialmente nel caso delle plastiche: mancano informazioni sugli additivi come i ritardanti di fiamma negli elettrodomestici.
Contarina:
Noi ci occupiamo solo della raccolta dei rifiuti, per garantire un buon ciclo di vita dei rifiuti, un problema è quello riportato nella risposta precedente. Se ci fossero maggiori contributi economici e politici (sarebbe necessario dare maggior rilievo al problema oggi sottovalutato delle organizzazioni criminali che sfruttano particolarmente le persone meno capaci) dal Centro di Coordinamento (WEEE CDC) potremmo fare di più; ma, in ogni caso, stiamo procedendo “da soli”, perché apprezziamo il loro lavoro e la missione che ci siamo prefissati. Oggi Contarina interviene quotidianamente per il ripristino dei danni generati da questi “soggetti” con interventi di manutenzione straordinaria per riparare danni a recinzioni e/o cancelli, con pulizie non programmate per ripulire i rifiuti che vengono dispersi negli ecocentri al fine di evitare che causino danni a persone o veicoli degli utenti che vanno all’ecocentro. Stimiamo che circa 70 tonnellate di materiale vengano rubate da queste associazioni criminali ogni anno (quantità probabilmente sottovalutata). Sosteniamo che anche la comunicazione e la diffusione della cultura sullo smaltimento dei rifiuti, sul riciclo, ecc., siano fondamentali, infatti, utilizzano regolarmente le loro risorse economiche anche per promuovere questo tipo di cultura attraverso la comunicazione; a tal proposito, viene anche menzionato il concetto di obsolescenza programmata e il problema legato alla privacy e alla paura del furto di dati (molte persone tengono i loro vecchi dispositivi a casa invece di portarli per il riciclo).
Quali azioni ritenete necessarie a livello politico per ottimizzare la riciclabilità?
LAVU:
I fattori più importanti sono il passaporto digitale del prodotto e la sopra citata smontabilità, specialmente per quanto riguarda le batterie. Almeno in teoria, qualcosa di questo già esiste. La mancanza di smontabilità è un problema importante, in quanto porta a problemi di sicurezza. Gli scooter elettrici, i tablet e le biciclette elettriche hanno batterie non rimovibili, il che rende difficile ai riciclatori separarle. Questo è anche un problema dal punto di vista assicurativo. Il settore industriale dovrebbe essere ancora più responsabile in questo senso, anche se la nuova Direttiva sulle Batterie regola già parte di esso. Questa modifica coinvolge anche i rivenditori in modo più attivo. Un modello da seguire potrebbe essere l’industria delle plastiche, che vieta semplicemente alcune sostanze e ha stabilito divieti e proibizioni specifici.
Contarina:
Spesso i prodotti sono perfettamente funzionali e potrebbero anche essere riportati direttamente sul mercato, ma a causa di piccoli difetti facilmente risolvibili vengono comunque gettati via (ad esempio, computer non adatti all’uso di programmi di ultima generazione ma che potrebbero funzionare in altri contesti, come nelle scuole che spesso hanno computer molto più vecchi anche fino a 10 anni). Negli ecocentri, ad esempio, arrivano anche laptop leggermente danneggiati o quelli che necessitano di una piccola estensione di RAM o della sostituzione del disco rigido con uno tecnologicamente più avanzato SSD per diventare nuovamente completamente efficienti; è stato addirittura scoperto che alcuni utenti hanno smaltito questi laptop perché il caricabatterie non funzionava più (dichiarazioni fatte dagli stessi utenti).
Un altro problema è la non uniformità dei componenti “accessori” dell’apparecchiatura. Cito come buon esempio il recente accordo raggiunto sul caricabatterie per telefoni cellulari con il cavo usb-c per tutti i telefoni (Android, Apple, ecc.) per migliorare l’economia circolare dei rifiuti.
La maggiore complessità di montaggio/produzione dei componenti, la diminuzione dei prezzi rispetto al passato, la logica capitalista/materialistica, unita all’obsolescenza programmata, portano a un’allontanamento dalla logica della riparazione del passato. Prima, era spesso più facile e meno costoso riparare un prodotto (TV, computer, forno, ecc.) che comprarlo di nuovo, con la consapevolezza che diventava possibile estendere la vita del prodotto posticipando l’acquisto del prodotto successivo il più a lungo possibile. Oggi, dipende dal caso, c’è una tendenza molto più forte a cambiare/sostituire il prodotto anziché ripararlo, spesso ripararlo può essere realmente più costoso rispetto al riacquisto. Per influire negativamente su quest’ultimo punto, non bisogna sottovalutare il problema psicologico delle persone oggi dipendenti/schiave della tecnologia, trovandosi di fronte alla consapevolezza che un malfunzionamento temporaneo (1 giorno per la riparazione) non è in molti casi una situazione accettabile e che spinge l’utente ad acquistare immediatamente il sostituto del loro oggetto. Si scrive deliberatamente sostituito perché l’oggetto diventa parte dell’ego della persona. Pensare a una nuova concezione del mercato in cui un utente può ricevere un pezzo di ricambio per il breve tempo di riparazione del proprio oggetto dovrebbe essere un percorso da considerare poiché la dipendenza cronica della “nostra civiltà” è ormai data per scontata.
Cosa serve affinché i consumatori smaltiscano correttamente (ed efficacemente) i prodotti alla fine della loro vita?
LAVU:
L’incentivo economico motiva le persone più dell’ascolto della loro coscienza ecologica. Un esempio è il sistema di deposito, che può funzionare anche con punti bonus senza offrire un incentivo monetario primario. Ciò che è importante in un tale sistema è il valore intrinseco. Abbiamo anche la nostra applicazione – l’app ASZ-Profi, che viene utilizzata per creare incentivi. Attualmente si applica solo ai materiali a pagamento. Un’espansione dovrebbe essere possibile in futuro. Tali sistemi hanno bisogno del sostegno e del supporto dell’industria. Senza questo, sarà difficile implementare qualsiasi cosa.
Contarina:
L’economia circolare è stata affrontata dal Decreto Legislativo n. 116 del 3 settembre 2020, in cui è prevista un’area dedicata alla gestione di prodotti riutilizzabili (che non sono ancora rifiuti) negli ecocentri. Legalmente (art. 183, comma 1, lett. a), D.L.vo n. 152/2006) c’è una definizione di rifiuto, ossia “qualsiasi sostanza o oggetto che il detentore scarta o intende o è tenuto a scartare”. Il Decreto n. 116 in realtà serve per il passo immediatamente precedente lo smaltimento dei rifiuti. È uno strumento utile per “riflettere” e possibilmente far riflettere il produttore/proprietario sul fatto che ciò che vogliono eliminare non è in realtà un rifiuto ma un prodotto che può essere riutilizzato. La DGRV 1294/2023 stabilisce le norme per i Centri di Riutilizzo, mira a spronare le amministrazioni e i gestori dei servizi pubblici per la gestione dei rifiuti urbani a creare spazi direttamente nei centri di raccolta adatti allo “scambio” di prodotti con l’obiettivo di non assegnare ai rifiuti prodotti che possono effettivamente avere una seconda vita per altri utenti (di cui i detentori non sono consapevoli). In essa, è previsto che:
- l’ente gestore del centro di riutilizzo non può essere il gestore del servizio di custodia;
- che venga preparata un’area prima dell’accesso all’eco-centro dove associazioni volontarie o organizzazioni non profit possano occuparsi della gestione di questo eco-commercio equo e solidale;
- che i prodotti possano essere donati a questi centri di riutilizzo, mentre i centri di riutilizzo possono vendere e reintrodurre i prodotti donati sul mercato.
L’Italia non è ancora veramente pronta ad attuare questo progetto, ma la discussione è in corso e tutte le parti stanno lavorando per renderlo una realtà su tutto il territorio nazionale. Questo nuovo progetto potrebbe essere una buona soluzione al problema menzionato sopra riguardante la cannibalizzazione dei rifiuti e simultaneamente consentirebbe un intervento con soggetti qualificati per il recupero di oggetti ancora utilizzabili favorendo la circolarità nella catena di approvvigionamento. Siamo fiduciosi e stiamo veramente lavorando anche a livello normativo.
Fonti:
https://www.bmk.gv.at/themen/klima_umwelt/abfall/recht/vo/elektroaltgeraete.html