Perché la reazione al fuoco è cruciale per accedere al mercato UE
23 Maggio 2025
Taratura: dare valore alle misure
In ambito industriale e scientifico sentiamo spesso parlare di “taratura degli strumenti di misura”. Ma cos’è esattamente una taratura? In parole semplici, tarare uno strumento significa confrontarlo con uno standard di riferimento noto per determinare quanto è accurato. Immaginiamo di avere un termometro: per tararlo, potremmo confrontare la sua lettura a 0°C con il punto di fusione del ghiaccio (che dovrebbe essere esattamente 0°C) e vedere se il termometro segna 0°C o magari 0,5°C. La taratura quantifica l’errore dello strumento su uno o più punti e fornisce un rapporto di taratura che elenca le deviazioni trovate. Importante: la taratura di solito si fa senza modificare lo strumento, ovvero non è un aggiustamento ma una “fotografia” delle sue prestazioni metrologiche in quel momento.
Il valore di una taratura sta nel fatto che, conoscendo l’errore del tuo strumento, potrai tenerne conto nelle misurazioni o decidere se lo strumento è adatto all’uso previsto. Ad esempio, se un calibro da officina ha un errore di +0,1 mm su una misura di 100 mm, potrai correggere mentalmente il dato o usare lo strumento solo se quella incertezza è tollerabile per il tuo pezzo.
Verifica: un controllo superficiale?
Spesso nel linguaggio comune “verifica” e “taratura” vengono confusi. Si dice ad esempio “ho verificato il termometro mettendolo nel ghiaccio, funziona”, ma questo è ben diverso da una taratura completa. Una semplice verifica generalmente indica un controllo sommario, spesso effettuato dall’utente stesso, per assicurarsi che lo strumento sembri misurare correttamente. Tornando all’esempio del termometro: una verifica potrebbe consistere nel controllare che a temperatura ambiente segni circa 20°C se quella è la temperatura attesa. Oppure controllare che un manometro a zero pressione segni zero.
Tuttavia, la verifica così intesa non basta per garantire l’accuratezza e l’affidabilità di uno strumento. Perché? Per vari motivi:
- Una verifica non copre tutto il campo di misura. Magari il termometro a 0°C sembra ok, ma a 100°C ha un errore grande e tu non lo sai se non fai una taratura multi-punto.
- Spesso la verifica è qualitativa: si controlla “a occhio” che lo strumento dia un valore plausibile, ma non si quantifica l’errore né l’incertezza.
- Una verifica fatta internamente potrebbe non essere riferibile a standard certificati: se uso un altro termometro qualsiasi per confrontare il primo, come faccio a sapere quale dei due ha ragione? Magari entrambi sono sballati! Solo confrontandosi con uno standard tarato a sua volta (campione) si può avere certezza.
In ambito metrologico, anzi, la parola “verifica” assume un significato specifico: indica spesso la verifica legale di strumenti, cioè quei controlli obbligatori per legge su strumenti usati in transazioni commerciali o ambiti di sicurezza. In questi casi la verifica è un vero e proprio atto ufficiale. A differenza della taratura (che determina deviazione e accuratezza rispetto a campioni), la verificazione legale stabilisce se uno strumento rientra nei limiti di errore fissati dalla legge per poter essere utilizzato in certi contesti . È il caso, ad esempio, delle bilance usate nei negozi (che devono essere verificate periodicamente da laboratori accreditati metrici) o dei contatori di acqua e gas. La verifica legale comporta prove specifiche e, se superate, l’apposizione di un marchio o sigillo sullo strumento.
Riassumendo: taratura = processo in laboratorio per valutare in dettaglio l’errore di uno strumento (con riferibilità a campioni); verifica = controllo più generale, talvolta normativo, che spesso si limita a dire “lo strumento è conforme o non conforme” rispetto a una tolleranza, senza quantificarne precisamente ogni deviazione.
Perché la taratura è indispensabile
Alla luce di quanto sopra, si capisce perché una semplice verifica non è sufficiente in molti casi. La taratura completa è importante per diversi motivi:
- Accuratezza garantita: solo con una taratura si ottiene un documento che attesta quanto errore ha lo strumento su determinati punti, con relativa incertezza di misura. Ciò ti permette di sapere se il tuo strumento è idoneo allo scopo. Una verifica sommaria potrebbe non accorgersi di errori piccoli ma significativi.
- Tracciabilità metrologica: le tarature vengono eseguite confrontando lo strumento con campioni riferibili ai campioni nazionali/internazionali. Questo significa che i tuoi dati di misura saranno “agganciati” al sistema internazionale delle unità di misura. In pratica, un metro in Italia è lo stesso metro in Germania o altrove, se entrambi gli strumenti sono tarati riferiti allo standard del metro campione. Questa tracciabilità è fondamentale nelle catene di fornitura globali e nei sistemi qualità.
- Conformità a norme e standard di qualità: standard come la ISO 9001 richiedono espressamente che gli strumenti di misura utilizzati per assicurare la qualità del prodotto siano tarati o verificati a intervalli adeguati. Un audit di qualità non accetterebbe “ci fidiamo che il termometro va bene”; vorranno vedere certificati di taratura. Allo stesso modo, normative come la ISO 17025 per laboratori di prova richiedono la taratura regolare di tutta la strumentazione di misura impiegata.
- Affidabilità e reputazione: consegnare ai clienti prodotti misurati e collaudati con strumenti tarati dà garanzia che le misure (dimensioni, prestazioni, ecc.) riportate sono affidabili. Se un tuo cliente scopre che uno strumento non era tarato e magari ha causato misurazioni errate su un lotto di prodotti, la fiducia può venire meno, con conseguenze economiche e d’immagine.
Esempio concreto: l’inganno della verifica superficiale
Supponiamo di avere una bilancia da banco in un magazzino, usata per dosare materie prime. Un operatore “verifica” la bilancia con un peso campione da 1 kg: la bilancia legge 1,000 kg, tutto ok. Potremmo pensare che la bilancia funzioni perfettamente. Ma in realtà, quella bilancia potrebbe avere un errore non lineare: a 1 kg è precisa, ma a 5 kg legge 5,100 kg (cioè sovrastima del 2%). Se l’operatore non ha tarato la bilancia su più punti, non scoprirà mai questo errore. Risultato? Tutte le dosi da 5 kg pesate su quella bilancia saranno sbagliate del 2% (magari una ricetta chimica o alimentare verrà fuori con proporzioni errate). Una taratura multipunto in laboratorio avrebbe individuato l’errore a 5 kg e fornito la curva di taratura, permettendo di correggere i dati o aggiustare la bilancia.
Un altro esempio: un manometro per la pressione di un impianto viene controllato a occhio, confrontando la sua lettura con un altro manometro vicino. I due segnano più o meno la stessa pressione, quindi si deduce che “va bene”. Ma magari entrambi sono starati di una stessa quantità. Solo un confronto con un manometro campione tarato (ad esempio tramite una pompa e un campione di riferimento) avrebbe potuto confermare quale dei due (o entrambi) hanno scostamenti e di quanto.
Taratura vs aggiustamento (calibrazione)
Spesso c’è confusione anche tra taratura e calibrazione, perché in inglese calibration significa taratura. In italiano però “calibrazione” a volte viene usato per indicare l’aggiustamento dello strumento (mentre il termine corretto sarebbe “regolazione” o aggiustamento taratura). Per chiarezza: la taratura di per sé non modifica lo strumento, come detto, è una misurazione dell’errore. Se dallo studio di taratura emerge che lo strumento ha un errore troppo grande, si può regolarlo (se ha un meccanismo di taratura interna) o ripararlo, e poi rifare la taratura per verificare che l’errore sia rientrato. Ad esempio, un multimetro elettronico può essere aperto e ricalibrato con trimmer interni per far sì che legga correttamente; dopo questa calibrazione interna, si effettua la taratura finale per certificare le nuove prestazioni. Quindi la taratura è parte essenziale anche del processo di aggiustamento: prima misuro come si comporta, poi regolo, poi ri-misuro per certificare il risultato.
Il ruolo dei laboratori accreditati
Chi può effettuare una taratura? In linea di principio chiunque abbia i campioni di riferimento e la competenza. Ma per avere un certificato di taratura riconosciuto ufficialmente, è fondamentale rivolgersi a un laboratorio accreditato (in Italia, accreditato da Accredia secondo ISO 17025) o al costruttore dello strumento se fornisce rapporti di taratura. Un laboratorio accreditato garantisce imparzialità, procedure adeguate e riferibilità a campioni primari. Ad esempio, il Laboratorio Metrologico di t2i è accreditato Accredia 00154 Calibration, il che significa che le tarature eseguite seguono standard internazionali e i certificati rilasciati hanno piena validità per audit e normative. Affidarsi a tali laboratori permette anche di avere un partner competente che può consigliare sulle frequenze di taratura, sulle eventuali regolazioni da fare e sulle incertezze di misura.
Un certificato di taratura tipicamente riporterà: i dettagli dello strumento (marca, modello, matricola), i riferimenti dei campioni usati, le misure effettuate (es. punto 50°C: letto 50,2°C, errore +0,2°C, incertezza ±0,1°C), la conferma della riferibilità metrologica, e l’eventuale giudizio di conformità se richiesto (ad esempio se c’è una tolleranza da rispettare, il laboratorio può indicare se lo strumento è “conforme” o “non conforme” a quella tolleranza).
Conclusione: non accontentarsi del “sembra ok”
In un’epoca dove la qualità e la precisione sono spesso ciò che distingue un’azienda dall’altra, la metrologia (scienza della misura) riveste un ruolo cruciale. “Sembra che funzioni” non è un criterio sufficiente per gli strumenti di misura che controllano i nostri processi produttivi, la qualità dei nostri prodotti o la sicurezza delle operazioni. Solo attraverso la taratura regolare possiamo avere la certezza che i dati su cui prendiamo decisioni (di produzione, di collaudo, di certificazione) siano corretti.
Inoltre, molti settori sono regolati da leggi o standard interni che di fatto rendono obbligatoria la taratura: pensiamo all’aerospaziale, all’automotive, al farmaceutico – in ognuno di questi, misurare male non è un’opzione. Anche dove la legge non la impone direttamente, la taratura è un atto dovuto di buona pratica industriale. Affidarsi a laboratori come il Laboratorio Metrologico t2i assicura che ogni strumento – dal calibro più semplice al sofisticato multimetro o alla bilancia analitica – abbia il suo “tagliando” metrologico in regola.
In definitiva, una semplice verifica può essere utile per un controllo speditivo, ma solo la taratura fornisce le garanzie necessarie. È un investimento (di tempo e risorse) che ripaga evitando errori di misura, contestazioni da parte di clienti o enti certificatori, e possibili costosi richiami di prodotto dovuti a misure sbagliate. In un prodotto finito di qualità c’è dietro anche questo: strumenti affidabili e tarati.
Se hai dubbi sulla taratura dei tuoi strumenti o vuoi pianificare un programma di tarature periodiche, il team del Laboratorio Metrologico t2i è a tua disposizione per consulenza e servizi su misura.